Il recupero della credibilità politica nel ricordo di Antonino Murmura 5


Intervento del Sen. Alessandro Forlani al Convegno del 14 maggio 2015
Cari Amici, in un tempo in cui una demagogia esasperata di tipo nichilista tende a soffiare sul fuoco della spirale recessiva che si è manifestata negli ultimi anni e delle conseguenti condizioni di precarietà e di sofferenza sociale che ne conseguono, il recupero di credibilità dell’impegno politico e istituzionale deve rappresentare certamente una priorità, ai fini di salvaguardare la tenuta del sistema democratico e parlamentare. La protesta dei nostri giorni sembra finalizzata soltanto a demolire, ad abbattere il sistema, a rifiutare il dialogo e la cooperazione con le forze di più consolidata tradizione. Smantellare un’intera classe politica e amministrativa, senza una chiara visione di ciò che dovrebbe emergere dopo! E questo fine viene perseguito, alimentando l’impopolarità della “casta” ed esasperando il discredito, senza distinzioni.
E se non possiamo negare che una tendenza all’acquisizione di privilegi di casta si sia talvolta registrata nel corso del tempo, il tentativo di generalizzare e coinvolgere tutto l’universo politico-istituzionale nel pantano del malaffare e dell’abuso appare chiaramente forzato e distorsivo della realtà dei fatti e può produrre effetti devastanti nelle concrete dinamiche della democrazia.
Per contrastare questa tendenza ad accreditare l’assunto che “tutto è marcio”, “tutto è sporco”, “tutto è colluso”, nessuno meriterebbe fiducia, salva la possibilità di una palingenesi, attraverso “nuovismi” indefiniti, avulsi da tutto ciò che è stato, anche da ciò che obiettivamente ha garantito la tenuta democratica e, in parte, una discreta funzionalità del sistema, si rende necessaria, in particolare, una controrisposta in termini culturali, in grado di rappresentare tanto le proporzioni dell’abuso e delle forzature che pure si sono verificati, quanto il valore di istituzioni preziose e necessarie e degli uomini che abbiano correttamente esercitato le pubbliche funzioni di cui siano stati investiti. E a questo fine può rivelarsi particolarmente importante l’intento di mantenere viva la memoria di figure che, nella concreta contingenza storica, abbiano universalmente dimostrato dedizione, passione politica, competenza,spirito di servizio. E una di queste figure è certamente quella di Antonino Murmura, un uomo politico e giurista di grande valore che ho avuto l’onore e la fortuna di conoscere. L’intera esistenza del sen. Murmura rappresenta davvero un esempio di appassionata dedizione all’azione sociale e politica, alle esigenze della sua terra natale e alle sfide poste dalla modernizzazione del Paese. Un impegno contrassegnato da competenza e professionalità e da
una raffinatissima cultura giuridica che si evince da scritti e discorsi. Giovanissimo Sindaco di Vibo, inizia con l’azione amministrativa il suo intenso servizio alla comunità civile di appartenenza che proseguirà senza sosta, fino all’ultimo, nelle fasi successive. Partecipe, come giovane sindaco, alla stagione entusiasmante della ricostruzione postbellica e della trasformazione degli assetti sociali e politici del Mezzogiorno, sarà poi tra i più qualificati e “pro-
duttivi” senatori della Repubblica, impegnato nei progetti di riforma della Pubblica Amministrazione e nel lungo dibattito, intensificatosi negli Anni Ottanta, sulle riforme istituzionali, cui ha partecipato da una tribuna privilegiata, quella di Presidente della prima commissione permanente, Affari Costituzionali, dal 1977 al 1983, quando si può dire che avevano inizio le famose “bicamerali” per lo studio e la predisposizione di tali riforme. Tema ancora, dopo oltre
trent’anni, al centro dell’attenzione delle forze politiche e del Parlamento che sta esaminando, proprio in questi giorni, una drastica riforma costituzionale del sistema bicamerale che, per certi versi, appare un po’ improvvisata e approssimativa. Non vorrei rivelarmi ingeneroso verso i nuovi “costituenti” della legislatura in corso, ma nel dibattito preparatorio e dalla lettura del testo si avverte la mancanza delle culture raffinate di un Dossetti, un Mortati, un
Calamandrei, ma anche di uomini delle stagioni successive, come appunto il sen. Murmura. Sul tema delle riforme costituzionali, il parlamentare e giurista calabrese avanzava, anche in anni recenti, proposte illuminate, come la riduzione del numero dei parlamentari, alla luce dei maggiori poteri acquisiti dalle Regioni, una normativa che regolasse la vita dei partiti, in attuazione dell’art. 49 della Costituzione, un sistema elettorale che rispecchiasse la vecchia normativa che è stata a lungo vigente per le provincie, garanzia di adeguata rappresentatività delle minoranze, l’autorizzazione a procedere contro i parlamentari autorizzata dalla Corte Costituzionale. Innovazioni ispirate da una chiara consapevolezza delle esigenze di una democrazia matura, di una democrazia compiuta. E proprio sul tema delle riforme costituzionali avevamo avuto con Antonino uno scambio epistolare lo scorso anno, quando, avendo letto un mio articolo al riguardo, mi inviò una nota cortese di commento contenente indicazioni e sollecitazioni assai preziose e stimolanti.
Era, infatti, una persona gentile e dai modi semplici e sobri, non si sovrapponeva all’interlocutore, in virtù di una storia personale così intensa al servizio del Paese e delle istituzioni. Ai nostri giorni, in una fase in cui le sue spiccate qualità non sembrano troppo diffuse nello scenario politico, una personalità come Antonino Murmura ci mancherà moltissimo, ma potremo sentirlo ancora vicino, divulgandone l’opera e le idee, grazie soprattutto all’iniziativa della Fondazione e alla capacità di iniziativa della cara Maria e delle sue figlie, che ringrazio ancora per avermi coinvolto in questo evento prestigioso e di avermi consentito di onorare con questo intervento la memoria di questa esemplare figura di giurista, di politico e di democratico cristiano.