Etica, Cultura, Politica 11


In occasione del Convegno di apertura della “Fondazione Antonino Murmura”, e per seguire il tema scelto per ricordare mio Padre, il Politico, l’Uomo, il Cattolico, desidero condividere qualche considerazione che ci preparerà a una discussione informata il 14 Maggio e ci farà riflettere su temi purtroppo trascurati nella vita politica e sociale locale e nazionale.

Etica-Cultura-Politica, questa la scelta del Consiglio Direttivo della Fondazione per ricordare l’impegno di Antonino Murmura (a questa aggiungerei la riflessione morale e cristiana in lui sempre presente a che ha sostenuto e informato il suo insegnamento sociale), ma anche per iniziare a tracciare la traiettoria di una Fondazione che mira a toccare temi attuali cercando di dare una sintesi culturale e politica concreta.
Mi sembra necessario chiarire cosa intendiamo nell’avvicinare il concetto di Etica a Cultura e Politica e come ognuna di queste nozioni sia congruente e non possa prescindere dalla fede e dalla morale, e come, nel caso specifico di Antonino Murmura, coincida con il suo profondo sentimento sociale e religioso.

antonino murmura 3

I relatori invitati al Convegno offriranno il loro punto di vista autorevole sulla nozione anche filosofica di etica politica, ma io ho voluto riflettere e guardare al significato passato e alla sua evoluzione attuale. Etica politica nel senso aristotelico è un calco esatto dell’etica personale, l’uomo buono e il buon cittadino diventava naturalmente parte integrante della polis. Una visione più moderna e totalmente speculare a questa esclude (ahimè) valutazioni personali per centrarsi invece su considerazioni prettamente procedurali che dovrebbero in teoria far funzionare l’ordine sociale. C’è però una terza visione, e mi chiedo se fosse a questa che mio Padre si ispirò, quella suggerita da Aristotele nell’”Etica Nicomachea” e ripresa da Tommaso D’Aquino, e cioè che sebbene l’etica sia un bene unitario, essa possiede tre parti e opera attraverso le tre: personale, familiare e politica.
Per mio Padre, infatti, l’etica fu un sapere unitario, un sapere morale che lui ha saputo interpretare nelle varie specificità. Il suo punto fermo, la sua etica, da quando decise di intervenire nella vita pubblica o anche solamente di non astenersi, e di prestare la propria collaborazione per servire, con lealtà̀ e con libertà personale, per il bene comune, quel punto fermo si tradusse sempre sostanzialmente in un generoso e incisivo intervento culturale. E cercò sempre di restituire l’anima cristiana alla cultura politica del suo tempo.
Questa idea di Etica-Cultura-Politica soffre oggi per la disattenzione di molti, per l’indifferenza nel difendere diritti sacri, per l’inerzia, la pigrizia, l’apatia, per la mancanza di interesse alle attività̀ sociali e culturali della polis, della comunità.

Ho accennato all’inizio di queste mie considerazioni come il senso cristiano abbia informato mio Padre nel suo impegno politico, culturale e sociale e aggiungo ora che lui visse l’impegno politico come diritto-dovere di fronte alla propria coscienza. E seppure da una personale posizione privilegiata, credo che decise di mettersi prima di tutto in ascolto e al fianco dell’Altro, in mezzo alla gente, nella comunità, con le sue attitudini naturali di curiosità e comprensione, di partecipazione, certo consapevole che la prima chiave dell’impegno umano e sociale dovesse essere comprendere, conoscere, avvicinarsi a ciò che ci può sembrare distante ma è invece prossimo a noi.

So di fare cosa gradita a mio Padre ricordando le parole del suo Pontefice più amato, Paolo VI, che invitava tutti a fare, a questo proposito, un serio esame di coscienza: ”…ciascuno esamini se stesso per vedere quello che finora ha fatto e quello che deve fare. Non basta ricordare i principi, affermare le intenzioni, sottolineare le stridenti ingiustizie e proferire denunce profetiche: queste parole non avranno peso reale se non sono accompagnate in ciascuno da una presa di coscienza più viva della propria responsabilità e da un’azione effettiva. (…) In tal modo, nella diversità delle situazioni, delle funzioni, delle organizzazioni, ciascuno deve precisare la propria responsabilità e individuare, coscienziosamente, le azioni alle quali egli è chiamato a partecipare”.

E oggi che assistiamo a una crescente indifferenza e spoliticizzazione, al disincanto e alla delusione, vogliamo parlare di Etica-Cultura-Politica come diritto di cui usufruire e come dovere da assumersi.